L’ostilità nei confronti dei grassi, il cui consumo è stato quasi bandito poiché associato ad un rischio per la salute, è un preconcetto ormai superato. Negli ultimi anni, infatti, numerose evidenze scientifiche hanno permesso di rivalutare la categoria dei grassi, in quanto non tutti sono considerati nocivi e dannosi.
I grassi, conosciuti anche come lipidi, sono un gruppo eterogeneo di sostanze che in genere pensiamo di trovare principalmente negli alimenti di origine animale, ma sono presenti in buona parte anche nel mondo vegetale. Esistono oltre 500 tipi di grassi diversi, classificati principalmente in saturi ed insaturi.
L’attenzione si è sempre focalizzata in particolar modo sui grassi saturi.
I grassi saturi sono presenti in molti alimenti di consumo quotidiano, gran parte è di origine animale: li troviamo infatti nel burro e nello strutto, nella panna e nei formaggi grassi, negli insaccati e nelle carni grasse.
I prodotti ricchi di grassi saturi sono essenzialmente quelli industriali come merendine, patatine, spuntini dolci e salati, preparati per minestre e gli alimenti dei fast-food.
È importante precisare che i grassi saturi (quelli derivati da alimenti naturali) non fanno male alla nostra salute, anzi, svolgono un ruolo importante per la produzione di energia.
Al contrario, un apporto eccessivo favorisce l’insorgere di numerosi disturbi per l’organismo, con conseguenze anche molto importanti.
In un'alimentazione equilibrata, i grassi dovrebbero ricoprire il 20/30% delle calorie totali quotidiane.
Questa percentuale dovrebbe ripartirsi tra: 55% grassi monoinsaturi, 20% da polinsaturi e 25% da grassi saturi ed idrogenati. In particolare, i grassi saturi non dovrebbero superare il 10% delle calorie giornaliere.
Dunque, eliminare del tutto i grassi dalla nostra dieta non è mai la strategia corretta.
Dottoressa Giorgia Vainò
Biologa Nutrizionista
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